LA SCATOLA DEI GIOCATTOLI ... Rubem Alves

La scatola dei giocattoli
di Rubem Alves



L’idea che il corpo umano disponga di due scatole di attrezzi, una in corrispondenza della mano destra e una in corrispondenza della mano sinistra, mi è nata mentre mi dedicavo a masticare, ruminare e digerire S. Agostino. 

Come sapete, io leggo antropofagicamente. Perché i libri sono fatti con la carne e il sangue di coloro che li scrivono. Dei libri si può dire quello che i sacerdoti dicono dell’Eucaristia: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue». S. Agostino non si è espresso esattamente in questi termini: ciò che lui ha detto è la stessa cosa che dico io, dopo essere passato per i miei processi digestivi.
La differenza è che lui si è espresso nel serio linguaggio dei teologi e dei filosofi, mentre io parlo con il linguaggio dei buffoni e del sorriso.

Riassumendo il suo pensiero, S. Agostino ha detto che tutte le cose si dividono in due ordini distinti. L’ordine dell’«uti» (scriveva in latino) e l’ordine del «frui». «Uti» indica tutto ciò che è utile e strumentale. Usare una cosa è utilizzarla per ottenere un’altra cosa. «Frui», invece, significa fruire, usufruire, sfruttare, amare una cosa in se stessa. L’ordine dell’«uti» è il luogo del potere. Tutti gli strumenti sono stati inventati per aumentare il potere del corpo. L’ordine del «frui», al contrario, è l’ordine dell’amore, comprende cose che non sono utilizzate, che non sono strumentali, che non servono a nulla. Cose inutili. Perché non sono fatte per essere usate ma per essere godute.
Allora voi mi chiederete: «Chi sarebbe così stupido da spendere del tempo per cose che non servono a niente?». Tempo fa, parlando con un gruppo di persone anziane mi sono permesso una piccola provocazione. «Voi avete finalmente raggiunto un’età tale da essere totalmente inutili…». Si è scatenato un pandemonio. Hanno cercato di dimostrarmi di non essere affatto inutili: dalla loro utilità dipendeva il senso delle loro vite. La mia provocazione ha dato i risultati che aspettavo. Ho replicato con calma: «Allora avete trovato il senso della vostra vita nella vostra utilità. Voi siete degli utensili. Non sarete buttati nella spazzatura. Le scope, anche vecchie, sono utili. Mentre una canzone di Tom Jobim è inutile. Ad un tratto hanno capito … la vita non si giustifica per l’utilità! Si giustifica per il piacere e per l’allegria. Abitanti dell’ordine del fruire. Per questo Oswald De Andrade, nel «Manifesto Antropofagico», ripeteva: «L’allegria è la prova del nove, l’allegria è la prova del nove…».
Ed è questo che S. Agostino intendeva. Gli oggetti della scatola degli attrezzi, del potere, sono mezzi di vita, necessari per la sopravvivenza. Gli strumenti però non ci danno ragioni per vivere. Servono soltanto come chiavi per aprire la scatola dei giocattoli. S. Agostino non ha usato la parola «giocattoli», sono io ad usarla perché non ne trovo un’altra idonea. Costruire giocattoli, giocare con l’aquilone o a scacchi, a biliardino, ballare, leggere un racconto, ecc.: non portano a nulla. Chi sta giocando mi ha forse capito. Paragonate l’intensità dei bambini quando giocano con la sofferenza di compilare schede di lettura! Alla fine, a cosa servono? Sono utili? Danno piacere? I libri possono essere giocattoli?

Poesia, musica, pittura, scultura, danza, teatro, arte culinaria, sono tutti giochi che inventiamo, perché il corpo incontri la felicità, anche se per brevi momenti di distrazione, come avrebbe detto Guimarães Rosa. Questo è il riassunto della mia filosofia dell’educazione. 
Resta da chiedersi: «Il sapere che si insegna nelle nostre scuole costituisce un’attrezzatura?».


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