IL SORRISO DELL'ELFO UNESCO

CARTOLINE DA SINISCOLA: POSTA IN ARRIVO!!!

Il progetto UNESCO, Cartoline dalla Sardegna ... prosegue.

Stamattina un'allegra comitiva di bambini proveniente dalla scuola primaria di Sa Sedda si è data appuntamento nel prato verde della Scuola dell'Infanzia "Vivaldi".

Qui, dopo aver legato i disegni dei bambini nei palloncini, si è provveduto a spedirli ai bambini "lontani" liberandoli nell'aria ...



Prima però le bravissime Marta e Clara hanno letto la favola "Il sorriso dell'elfo UNESCO":







IL SORRISO DELL'ELFO UNESCO


C'era un tempo in cui nel paese di Phiniscollis tutti vivevano felici.

Anche Antoni e Grassiedda insieme ai loro genitori Franziscu e Mariedda.

Per poter comprendere quanto tutti fossero felici, dobbiamo spiegare come erano solite andare le cose in quel tempo e in quel luogo.
Vedete, in quei giorni felici, quando un bimbo nasceva, tutti l'aspettavano fuori dalla porta di casa per poterlo vedere, dargli il benvenuto e insieme piantare per il nuovo arrivato 3 alberi: uno di quercia, uno di ulivo, e uno di corbezzolo.

La quercia rappresentava la forza, la longevità e l’appartenenza solida alla comunità, l’ulivo la pace, e il corbezzolo rappresentava l’abbondanza, visto che dal corbezzolo si ricavavano delle squisite marmellate che facevano crescere i bambini sani e forti

Nelle grandi pianure, ormai diventati boschi per il gran numero di alberi piantati, i bimbi raccoglievano il legno per costruire le loro casette dei giochi e le pietre per realizzare piccoli nuraghi dove nascondersi.

Assieme, in un magico clima di armonia e pace, condividevano tutto quello che avevano: il cibo, i giocattoli fatti di legno,  le fatiche del lavoro, le ore allegre e le loro casette erano sempre aperte a tutti.

Erano proprio felici e le giornate scorrevano veloci.

I bambini passavano il tempo a inventar giochi, fare letture che davano risposte ai loro perchè e scrivere ad amici lontani ma anche vicini.

Spesso capitava che la loro attenzione fosse rapita dagli insegnamenti degli adulti che gli mostravano le cose importanti della vita, come coltivare la terra e lavorarne tutti i prodotti, creare oggetti di legno e intrecciare fili.

Nel paese le case erano vicine fra loro, c’erano parchi lussureggianti, vie profumate, piazze festanti, fontane con zampilli che brillavano al sole e belle panchine.

Così, per la gente, ogni occasione era buona per stare assieme, per poter cantare, ballare, chiacchierare, ridere e scherzare, ma anche trovare conforto nei momenti difficili della vita. 

La gente a quel tempo si frequentava molto e si scambiava reciprocamente gentilezze e caldi abbracci.

Una volta alla settimana veniva fatto un mercatino dove ognuno poteva condividere frutta succosa, verdura freschissima, ortaggi di mille colori, vestiti di lana e di pelle dai profumi intensi, oggetti fantasiosi e bellissimi giocattoli di legno.

Nel mercato le persone si scambiavano le cose, oppure le vendevano per poche monete.

Ma un brutto giorno arrivò in paese, a Phiniscollis,  in visita al mercato, un uomo dall’aspetto diffidente e lugubre.

Era un mago che aveva come unico obiettivo quello di seminare diffidenza, odio, e rabbia fra le persone di tutti i paesi della Sardegna.

Il mago, di nome Assustru, aveva un cuore duro e non riusciva proprio a sopportare che tutti stessero bene e che non sentissero il bisogno di comprare le sue pozioni e i suoi rimedi per i malesseri di ogni tipo, mal di pancia, mal di testa, mal di cuore, mal di tutto, e così studiò un piano diabolico.
Il mago malefico, iniziò a recarsi quotidianamente al mercato del paese, e ogni volta comprava tante cose agli adulti del villaggio e, giorno dopo giorno li convinse che la cosa più importante nella vita erano i soldi, perché con i soldi si poteva avere tutto, compresa la felicità.

Insinuò nelle menti degli adulti sentimenti di invidia, diffidenza, riferendo ora fatti di malelingue mai sentiti, ora di ruberie mai accadute, ora di falsi furti di cose di tutti a discapito della comunità.

In poco tempo, senza che se ne rendessero conto, li mise uno contro l’altro.

Così,  lentamente, le piazze, i parchi, e le fontane si spopolarono.

Gli adulti diffidenti l’un l’altro non passavano più il loro tempo assieme a ballare, cantare e chiacchierare, ma stavano dentro le loro case a pensare e a raccontare quanto tutti gli abitanti del paese fossero cattivi, avidi e opportunisti.

Anche i bambini furono coinvolti in tutto questo malessere vietando loro di uscire di casa.

L’obiettivo del mago malefico Assustru era stato raggiunto anche a Phiniscollis, dove ormai regnava inesorabile la rabbia, l’odio, l’avidità e la tristezza.

Tutti diventarono ogni giorno più tristi e sempre più facilmente si ammalavano di raffreddori, influenze e addirittura di morbillo, per cui con maggiore frequenza si rivolgevano al mago per comprare pozioni e unguenti, anche se era evidente che non ne traessero gran giovamento.
La situazione stava diventando di giorno in giorno più seria.

I bambini, passavano ormai intere giornate nella piattezza di ore tutte uguali, fino a quando un pomeriggio ad Antoni e Grassiedda si presentò un simpatico elfo, che in un primo momento li lasciò stupiti e poi la perplessità lasciò spazio alla curiosità, grazie alla quale si interrogarono sul perchè tutto fosse così triste.

L'elfo Unesco non parlava, probabilmente nemmeno conosceva la loro lingua, ma era come se il suo sorriso fatto di occhi grandi e labbra sottili li avesse svegliati da un brutto sogno e soltanto allora ricordarono di aver avuto tanti amici, di aver giocato con loro nelle casette di legno, di averle costruite insieme nei prati diventati foreste di alberi.

Ora era tutto chiaro, riuscivano a capire il piano del malvagio mago Assustru e senza indugiare oltre corsero fuori per strada, verso i campi dove i loro genitori preparavano la terra per la semina. Corsero talmente forte che nessuno avrebbe saputo distinguere se fossero lepri o bambini. Unesco con il suo semplice sorriso pieno di luce gli aveva riscaldato il cuore

I genitori accolsero Antoni e Grassiedda con il sorriso e soltanto a vederli capirono, e la gioia sbocciò nel loro cuore. Allora insieme all’elfo Unesco, presi per mano, tornarono in paese. Poca gente popolava le strade nonostante fosse giorno di mercato, ma Assustru c'era, e avido di tristezza percorreva con soddisfazione quelle strade piene di buche, ammirando le case dalle persiane chiuse, giochi rotti e abbandonati e aiuole prive di fiori.

Ma il sorriso di Unesco era contagioso e in breve tempo entrò nel cuore di tutti, le case si risvegliarono spalancando le persiane. Franziscu e gli altri babbi del paese a sistemarono con l'aiuto di tutti i bimbi dei giochi colorati nei parchi, Mariedda e le altre mamme con allegria sistemarono le aiuole di Phiniscollis scegliendo nel bosco i bulbi e i semi dei fiori più profumati.

Assustru nessuno lo vedeva più, cioè lui era sempre lì, che vagava fra le strade che diventavano sempre più piene di gente, ricche di profumi e pulite, ma nessuno lo vedeva: non che lo ignorassero, è che forse dove c'è tanta gente felice quelli che non lo vogliono essere diventano piccoli piccoli, ma così piccoli che è proprio difficile riuscire a vederli.

E fu cosi che a Phiniscollis vissero felici e contenti per ancora tanti tanti anni. I  bambini ancora oggi giocano felici nel grande parco verde al centro del paese, vicino alla loro scuola.

Così, è per ricordare l’elfo Unesco che ancora oggi tante persone si uniscono per portare sorrisi e gioia nel mondo, con il desiderio nel cuore che ritorni a salutarli.



Arianna Chisu

Sara Bua

Eleonora Chisu

Alessandro Chisu

Il lancio dei palloncini ...



 

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